“Lido per mari unici”, danzando col passato

Successo di critica e pubblico per lo spettacolo, nato all’insegna della produzione artistica di Progetto L’Ait, scritto, diretto e interpretato da Francesca Morgante, andato in scena nel week end al Piccolo teatro del Giullare. La protagonista si trasforma nelle figure che ha incontrato: la madre amorevole, la suora dal piglio marziale alla colonia, la signora al lido che crede che i laboratori artistici abbiano a che fare con l’Asl, il venditore che promette meraviglie, il goffo ragazzo che la palpeggia proponendole una relazione, il vedovo disincantato.

E’ facile considerarlo superato, archiviato, innocuo, ma il passato sa essere beffardo: si ripresenta quando vuole, cambia le coordinate e l’assodato muta subito prospettiva. È un viaggio interiore a ritroso che cambia sempre direzione “Lido per mari unici”, lo spettacolo, nato all’insegna della produzione artistica di Progetto L’Ait, scritto, diretto e interpretato da Francesca Morgante, che ha riscosso un pieno successo al Piccolo Teatro del Giullare. Le scene portano la firma di Vincenzo Fiorillo e Paolo Iammarrone, Angela Rosa D’Auria è aiuto regia, Luciana Donadio cura i costumi e Ivo Parlati le musiche, mentre il light designer è Sebastiano Cautiero e la voce off appartiene a Luca Lombardi.  L’illustrazione della locandina è di Simona Fredella e la grafica è di Francesco Luongo. Quando lo spettacolo ha inizio, la protagonista ascolta al cellulare i messaggi di un compagno troppo distratto dal proprio ego per perdonarle la sua dinamica vita di attrice e quindi decide di abbandonarla, “di prendersi un tempo”, ma non definitivamente: dove potrebbe mai trovare un’altra come lei? Sin dal principio, dunque, si ha un senso di sospensione, un oscillare tra libertà e legame che però opprime chi lo prova e la spinge al gesto di vomitare nella borsa che porta sempre con sé, correlativo oggettivo di un mondo affollato di ricordi. Ed è proprio allora, nello schianto del dolore, che si ripresenta alla mente la nonna, la presenza più affettuosa nella vita della giovane, con il suo ricorrente incoraggiamento “Stringi i pugni a nonna!”. Da quel momento, dalla nascita fino al presente (se è lecito chiamarlo così: sono le sensazioni a generare il tempo), la protagonista si trasforma nelle figure che ha incontrato: la madre amorevole, la suora dal piglio marziale alla colonia, la signora al lido che crede che i laboratori artistici abbiano a che fare con l’Asl, il venditore che promette meraviglie, il goffo ragazzo che la palpeggia proponendole una relazione, il vedovo disincantato. L’interprete canta le canzoni di una stagione ormai trascorsa, da “Aveva un bavero” a “Il mare”, ridiventa la bambina vivace che raccoglieva tutte le proprie forze per tuffarsi, è di volta in volta adolescente o donna a seconda di quello che una parola o un’immagine suscitano in lei. La scelta di interpretare tutti i personaggi risulta, quindi, naturale: siamo il risultato delle nostre relazioni e delle nostre attese, ma il padre, cercato e invocato nella gioia, nell’inquietudine, nei momenti bui, non è interpretato da lei. È, infatti, la risposta e il calore che ci si aspetta dall’esterno, perché se è vero, come dice la madre, che siamo spiagge e il mare, evocato da un ombrellone, una sdraio, una striscia di blu, è la realtà da attraversare, è altrettanto vero che si è facilmente in affanno, soprattutto se ci si rinchiude in una trappola. E la trappola scatta nel momento in cui “il principe consorte” ritorna: l’amante le impone la propria volontà e lei si ritrova circondata da scheletri di ombrelloni, chiamando angosciosamente in aiuto il padre. Quegli oggetti simboleggiano, oltre al predominio maschile, la morte delle illusioni giovanili, le costrizioni sociali, tanto che uno di essi rappresenta la statua di San Giovanni portata in processione, come si addice alle brave ragazze. Sarà il ricordo di una canzone a darle la forza di liberarsi, dato che il passato non è solo causa, ma energia infusa nel presente. Quando getterà felice all’aria una grande quantità di petali (la consapevolezza è un rifiorire), tornerà il monito della nonna: bisogna stringere i pugni anche e soprattutto per difendere il proprio sguardo su quel mare che è il mondo.