Papa Francesco: "Davanti ai conflitti non si può restare fermi"

"Davanti ai conflitti non si può restare fermi, bisogna reagire, bisogna essere creativi". Così Papa Francesco all'Arena di pace 2024, a Verona, in risposta ad Andrea Riccardi della Comunità sant'Egidio e Sergio Paronetto di Pax Christi. "Se c'è vita, se c'è una comunità attiva, se c'è un dinamismo positivo nella società, allora ci sono anche conflitti e tensioni. È un dato di fatto: l'assenza di conflittualità non significa che vi sia la pace, ma che si è smesso di vivere, di pensare, di spendersi per ciò in cui si crede" ha detto Bergoglio. "Nella nostra vita, nelle nostre realtà, nei nostri territori saremo sempre chiamati a fare i conti con le tensioni e i conflitti. Dovremo sempre capire quali sono i poli in gioco nelle tensioni che viviamo, quali sono le parti dei conflitti in cui siamo coinvolti in modo diretto o come testimoni. Spesso siamo tentati di pensare che la soluzione per uscire dai conflitti e dalle tensioni sia quella della loro rimozione: li ignoro, li nascondo, li marginalizzo. Così facendo amputo la realtà di un pezzo scomodo ma anche importante. Sappiamo che l'esito finale di questo modo di vivere i conflitti è quello di accrescere le ingiustizie e generare reazioni di malessere e frustrazione, che possono tradursi anche in gesti violenti. Un'altra risposta dal fiato corto è quella di cercare di risolvere le tensioni facendo prevalere uno dei poli in gioco, riducendo la pluralità di posizioni a un'unica prospettiva". Ancora una volta si tratta, per papa Francesco, di un vicolo cieco: si cerca l'uniformità invece che l'unità, si ha paura immotivata nei confronti della pluralità. Il primo passo da fare per vivere in modo sano tensioni e conflitti è riconoscere che fanno parte della nostra vita, sono fisiologici, quando non travalicano la soglia della violenza. "Quindi non averne paura - ha insistito Bergoglio -. Non temere se ci sono idee diverse che si confrontano e forse si scontrano. In queste situazioni siamo chiamati a un esercizio diverso. Lasciarci interpellare dal conflitto, lasciarci provocare dalle tensioni, per metterci in ricerca. Ricercare l'ordine delle priorità, che non significa cancellare uno dei poli, ma vederli insieme e coglierne il diverso peso. Ricercare in un conflitto le ragioni di ogni parte, quelle emergenti e, se si riesce, anche quelle tenute nascoste, quelle di cui non si è consapevoli appieno. Questo è possibile attraverso il dialogo, che è fatto di ascolto attento, di silenzio che lascia maturare quanto si sperimenta, di parole meditate. È anche necessario crescere nel rispetto, nel credito accordato all'altro. «I veri conflitti sociali, anche culturali, si risolvono con il dialogo, ma prima con il rispetto dell'identità dell'altra persona». E il dialogo e il rispetto possono maturare quando si inizia a fare qualcosa insieme, quando si uniscono le mani prima ancora che i pensieri".

 

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