Giusy Adiletta, è una giovane e talentuosa violinista salernitana, diplomata/laureata prima al conservatorio di Salerno, poi al Conservatorio di Lugano, dove ho conseguito sia il Master of Arts in Music Performance, sia il Master in Advanced studies. Con un percorso di studi eccellente, numerose esibizioni sia in Italia che all'estero ed un’attività professionale nel campo musicale manageriale avviata in Svizzera, Giusy rappresenta una delle promesse più brillanti del panorama musicale.
In questa intervista, esploreremo non solo il suo rapporto con il violino, strumento che l'accompagna sin dalla giovane età, ma anche il suo punto di vista sulle sfide e le opportunità che le donne affrontano nel mondo della musica. Ci parlerà, inoltre, della sua esperienza artistica e offrirà preziosi consigli a chi sogna di seguire le stesse orme in questo affascinante ed impegnativo mestiere.
Giusy, ci racconti come è nato il tuo amore per la musica e quali sono stati i momenti più significativi del tuo percorso musicale?
Posso dire di non ricordare quando è nata la mia passione per la musica, talmente ero piccola. Ho cominciato a suonare prima il pianoforte, poi il violino dall’età di sette anni. Direi che il merito principale va ai miei genitori, specialmente a mia madre, per avermi indirizzato alla musica e aver insistito negli anni affinché il mio percorso fosse ricco di esperienze artistiche. Alla mia famiglia devo tutto. I momenti più significativi, secondo me, sono i traguardi accademici: il diploma il violino a Salerno ed il conseguimento del Master al Conservatorio della Svizzera Italiana. Sono ricordi indelebili, segnano delle tappe importanti nella crescita professionale.
C'è un'esperienza o un concerto che ricordi con particolare affetto o che ha segnato una svolta nella tua carriera?
Di concerti che ricordo con affetto potrei elencarne diversi: la prima volta che ho suonato opera, la prima volta al Teatro alla Scala, o anche ogni volta che ai concerti il pubblico piange di gioia o è entusiasta. Suono principalmente in orchestra o in gruppi da camera, quindi tutte le emozioni sono condivise con i miei colleghi e la loro intensità si moltiplica.
La svolta, invece, è arrivata probabilmente quando ho deciso che il violinoe la musica sarebbero stati la mia priorità. Dopo il liceo mi dividevo fra il conservatorio a Salerno e l’università di economia a Napoli. Poi, durante la mia prima volta in un’orchestra d’opera - proprio a Salerno - decisi di donare tutta me stessa al violino, e quel che restava alla carriera accademica. Inizialmente non è stato facile, ma oggi non cambierei nulla se tornassi indietro.
Da diversi anni segui progetti musicali dal lato manageriale come Monteverdi Circle, ti occupi di personal management e talent scouting. Che cosa ti spinge a condurre la tua carriera su due binari così vicini, eppure così diversi?
È tutto molto naturale, ho sempre avuto passione per l’ambito manageriale, e soprattutto ambisco a vivere di musica a 360 gradi. Ho fondato Monteverdi Circle insieme a Pavel Berman con lo scopo di divulgare la musica classica di livello; stiamo cercando di portarlo avanti con tanti sforzi, ma anche tanta dedizione. Lavorare con grandi artisti, poi, è una grande responsabilità, soprattutto quando -come me- il tuo ruolo non è procurare gli eventi, ma occuparti di tutto quello che c’è intorno: curare l’immagine, la comunicazione, la logistica, curare il loro benessere professionale. È un lavoro che mi appassiona molto. Tutto questo col violino ci sta bene, basta solo sapere che ogni giorno c’è bisogno di qualche ora da dedicare esclusivamente allo strumento, un po’ per necessità, uun po’ per rispetto: dopotutto è lui la principale ragione di tutto quel che faccio oggi.
La figura della donna nella musica ha subito molte evoluzioni nel tempo. Qual è la tua esperienza come donna musicista in un settore ancora spesso dominato dagli uomini?
Ho avuto esperienze belle e brutte. Nel nostro ambito ci sono persone meravigliose, rispettose e sensibili, da cui puoi aspettarti solo comprensione ed inclusione. Ci sono poi quelli che fanno più fatica ad essere imparziali fra uomini e donne… In quel caso mi capita di soffrirne. Ci sono stati momenti non felici, come immagino per tante altre giovani donne; nonostante tutto, personalmente non ho mai smesso di combattere per difendere la mia dignità professionale ed il mio essere donna. Inoltre, grazie alle brutte esperienze ho imparato da subito a non essere io stessa una “discriminatrice”, né tantomeno a farmi influenzare dai pregiudizi: sul lavoro e nella vita tutto ciò è assolutamente ingiusto ed inutile.
Pensi che ci siano ancora barriere o pregiudizi da superare per le donne nel mondo della musica classica?
Vorrei non fosse così, però penso di sì. Non è un problema solo nostro, ma di tutti gli ambienti: è un grande limite culturale radicato nella storia dell’essere umano e della società, ed il processo per estirparlo risulta lungo ed insidioso. Personalmente, la cosa che trovo ancora più disarmante è vedere le donne stesse che discriminano altre donne… Purtroppo succede anche questo. In quei momenti la parità di genere mi sembra un traguardo molto lontano. Tuttavia, ognuno di noi può adoperarsi per migliorare le cose quotidianamente, anche in piccoli contesti. Siamo fiduciosi.
L'immagine di un'artista è parte integrante del suo successo. Quanto è importante l'aspetto visivo e comunicativo durante le esibizioni?
Se l’aspetto visivo è un contenuto della performance, è chiaramente essenziale, altrimenti non credo sia così importante - almeno non nella musica classica. Ho ascoltato concerti di una bellezza straordinaria senza essere in posti favolosi, senza avere grandi spettacoli visivi davanti a me. L’aspetto comunicativo invece è una caratteristica imprescindibile dell’arte stessa: la musica ad esempio è sempre comunicativa, anche quando non piace.
Quali sono i tuoi progetti futuri? C'è qualche collaborazione particolare che vorresti realizzare?
Dal punto di vista concertistico, in programma ci sono diverse tournée nei prossimi mesi; sono sempre felicissima di partire per concerti e mi sento sempre molto fortunata. Per il resto, mi auguro di continuare a costruire una vita per la musica, di onorarla, e di continuare a collaborare con grandissimi nomi come Daniel Oren o Anna Pirozzi. Insieme a Pavel Berman ed Eva Bindere, inoltre, stiamo lavorando alla nuova versione del sito www.monteverdicircle.com, che conterrà numerose novità e ci vedrà a contatto con tanti grandissimi artisti. Stiamo puntando alla realizzazione di progetti di natura trasversale, che uniscano la musica classica ad altre discipline. Speriamo di raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati.
Il mondo della musica è in continua evoluzione. Come vedi il futuro della musica classica e quale ruolo immagini per te in questo panorama?
È nelle nostre mani, la nostra generazione ha il compito di far appassionare i giovani e giovanissimi al genere, di far cadere i pregiudizi che hanno dipinto la musica classica come noiosa o “da vecchi”. Beethoven, Bach, Mozart, così come Verdi e Puccini… tutti i grandi
compositori hanno creato capolavori che generano un’energia incredibile, alternata ad emozioni profondissime. La musica classica, soprattutto se fatta in un certo modo, ci costruisce come esseri sensibili, ci rende migliori ed è importante che tutti lo capiscano.
Per me non immagino ancora un ruolo specifico, ma solo una funzione che sia utile a consolidare ed accrescere l’importanza di quest’arte per la società moderna.
Cosa consiglieresti alle giovani, e in particolare alle giovani donne, che aspirano a diventare musiciste professioniste?
Di studiare ogni giorno, di focalizzarsi su un obiettivo alla volta e di avere tanta pazienza. La musica è molto difficile, affermarsi lo è ancora di più. Siamo in un mondo sempre più competitivo e non perdere il focus è essenziale. Inoltre, consiglio di non lasciarsi spaventare dalle delusioni e dalle sconfitte, che tutti siamo destinati ad affrontare (e superare) durante il nostro percorso artistico.
Cosa rappresenta per te il violino a livello personale e come ti aiuta a esprimere la tua interiorità?
Il violino è la mia vita, l’unico compagno che non mi lascerà mai, ed in cui potrò sempre rifugiarmi. Suonare, o anche solo studiare a casa per me stessa mi mette in pace con il mondo. Dovunque sia il mio futuro, non sarà mai senza di lui.